sabato 23 giugno 2012

riflettere(clicca per leggere)

Quello che mi ha sorpreso di più degli uomini dell'occidente...è che perdono la salute per fare soldi; e poi perdono soldi per recuperare la salute.
Pensano tanto al futuro che dimenticano di viviere il presente in tale maniera che nn riescono a vivere nè il presente nè il futuro.
Vivono  come se nn dovessero morire mai  e muoiono come se nn avessero mai vissuto.
dalai lama

mercoledì 13 giugno 2012

RACCONTO PER QUANDO SEI ARRABBIATO (clicca per leggere)

Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù:
“Quando sei veramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l’onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.
Finita la prima pipa, ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa.
Ti verrà in mente, allora, di andare a infliggergli una solenne bastonatura.
Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo.
Alla fine penserai che degli insulti forti e coloriti potrebbero benissimo sostituire le bastonate.
Bene!
Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quando avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona”.

Paradiso e inferno sono nelle tue mani.(clicca per leggere)

Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
«Com’è possibile?» chiese il samurai alla sua guida.
«Con tutto quel ben di Dio davanti!».
«Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca».
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
«Ma com’è possibile?», chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise: «All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino».
Paradiso e inferno sono nelle tue mani.
Oggi.
Fiaba Cinese

la paura di fidarsi (clicca per leggere)

La paura è sempre legata ad un evento temuto, altrimenti non sarebbe. E il problema è proprio in quel evento temuto. Fidarsi completamente di un’altra persona significa mettere nelle mani di questa il nostro equilibrio e la nostra felicità….perchè sarà lei ad avere le chiavi del nostro essere….significa mettersi nello stato psicologico del bisogno, quello che gli psicologi chiamano il bambino interiore. Ma tali proiezioni sono entrambe trappole. La paura è dovuta al fatto che abbiamo messo la nostra realizzazione fuori di noi e quindi fuori dal nostro controllo, mentre dal lato positivo, la fiducia poggia su gambe malferme perchè poggia su un altro essere umano che può cedere, tradire, oppure semplicemente cambiare. Vorremmo noi avere la totale responsabilità della felicità di un altro? Essere gli artefici di una dipendenza? No. Se siamo saggi. Allora ancora una volta il problema non è fidarsi od avere paura, due lati della stessa falsa moneta , ma avere equilibrio e fiducia non condizionati ad eventi, ma da essi indipendenti. Se diventiamo capaci di serenità anche senza la proiezione sull’altro, la paura cesserà e la fiducia poggerà sulla roccia.
(Elitheo Carrani)

Se comincio a voltarmi (CLICCA PER LEGGERE)

Se comincio a voltarmi, ricordando gli eventi del mio passato
gli amori, gli umori, i rumori, gli odori…
se mi volto m’incanto..
E’ una sensazione meravigliosa, di tenerezza, di protezione.
A volte è angosciante, triste, di smarrimento.
Il passato ha una certezza: è stato.
E quel che è stato non si modifica.
Il passato ha la sua utilità: è servito ad essere me stesso oggi.
Il passato però dev’essere qualcosa che segue la mia opposta direzione.
Un sentiero alle mie spalle, ben conosciuto dai miei occhi, tanto bene da non aver più bisogno di guardarlo.
Se vivi intensamente il tuo presente, se godi di ogni istante concentrandoti su ciò che è qui ed ora, non avrai bisogno di voltarti indietro, invocando un momento ormai finito, ne’ di maledire ciò che fu un tempo.
Vivere intensamente qui ed ora significa avere la consapevolezza di aver fatto il possibile per andare incontro al futuro con la coscienza pulita, sapendo che nel bene e nel male, negli alti e bassi di questa vita, nel viverla sei stato te stesso.
Il mondo però è fatto di gente, e l’incrocio delle azioni ci porta su sentieri imprevedibili. Non c’è una mappa per non perdersi, non c’è un manuale che ci distingua ciò che è giusto dall’errore….
La mia bussola è il mio sentire.
Quando mi sento bene con me stesso, sono sicuro che anche al mondo sto portando energia positiva.
Se comincio a voltarmi, ricordando gli eventi del mio passato, m’incanto…. ma perdo un po’ di quello che dovrei invece vivere al massimo adesso: ME nel MIO PRESENTE
Anton Vanligt

IERI OGGI DOMANI (CLICCA PER LEGGERE)

Ci sono solo due giorni all'anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l'altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere. (Dalai Lama)

venerdì 1 giugno 2012

AMICI (clicca per leggere)

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non percepiscono tutto l’amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.
L’amicizia è un sentimento più nobile dell’amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l’amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza…
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa “crônica” non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E’ per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere…
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa, si riconosce. “

(Vinìcius De Moraes)