Una delle più belle leggende d’amore che ci sono state tramandate
dal passato è sicuramente quella di Amore e Psiche. Simboli per
eccellenza dell’amore passionale e del piacere tanto che dalla loro
unione nacque un figlio chiamato dai latini Voluptas ossia Piacere. La
favola di Amore e Psiche affascina ancora migliaia d’innamorati, ma
ripercorriamo insieme questa storia meravigliosa.
La storia di Amore e Psiche, una delle più belle storie d’amore che ci
sono state mai raccontate è inserita in un lungo romanzo dal titolo Metamorfosi composto dallo scrittore latino Apuleio nel II secolo d.C . In seguito il romanzo fu intitolato “L’asino d’oro” da Sant’Agostino.
La
storia inizia con un re e una regina che avevano tre belle figlie, le
due maggiori erano andate in spose a due principi di altri regni mentre
la più piccola di nome Psiche era bellissima, di una bellezza così rara e sorprendente che nessun uomo si sentiva all’altezza di corteggiarla.
Psiche
era aggraziata e brillava come una stella tanto era bella, molti
pensavano fosse l’incarnazione di Venere, dea della bellezza, così tutti
la adoravano come se fosse una dea e addirittura le rendevano omaggio
trascurando gli altari della vera dea Venere.
Venere era gelosa e invidiosa della bellezza di questa semplice mortale e offesa decise di vendicarsi di Psiche, decise perciò di chiedere aiuto al suo figlio prediletto Amore, meglio conosciuto da tutti come Cupido.
La vendetta ordita da Venere consisteva nel far innamorare Psiche (tramite le infallibili frecce d’amore del figlio) dell’uomo più brutto e sfortunato della terra affinché vivessero insieme una vita povera e triste, e lei fosse così coperta di vergogna a causa di questa relazione.
Ma il piano di Venere perché suo figlio Amore appena vide Psiche rimase letteralmente incantato della sua bellezza
e rapito da quella meravigliosa visione. Preso alla sprovvista da
questa visione celestiale fece erroneamente cadere la freccia preparata
per Psiche sul suo stesso piede, iniziando così ad amarla perdutamente.
Amore
non poteva stare lontano dalla sua amata mortale e così con l’aiuto di
Zefiro che la trasportò in volo su un letto di fiori profumati, la bella
Psiche fu portata nel meraviglioso palazzo di Amore.
Ogni notte Amore andava dalla sua amata senza mai farsi vedere in volto, e i due vivevano momenti di travolgente passione che mai nessun mortale aveva conosciuto.
I
loro incontri avvenivano di notte perché Amore voleva nascondersi ed
evitare le ire della madre Venere, così aveva detto alla sua amata che
lui era il suo sposo ma che lei non doveva chiedere chi fosse e doveva
accontentarsi solo del suo amore senza mai vederlo. Psiche aveva
accettato il compromesso ammaliata dalle carezze e dalla passione di
Amore e così, giorno per giorno aspettava con ansia che facesse sera per
incontrare il suo amato.
Un giorno le sorelle di Psiche la istigarono a scoprire il volto del suo amante
così Psiche la notte stessa decisa finalmente di vedere per la prima
volta il viso dell’uomo che le travolgeva i sensi. Prese una lampada a
olio e una spada, per paura che fosse un orribile mostro pronto a farle
del male, era disposta a tutto pur di conoscere finalmente Amore.
Quando Amore la raggiunse, Psiche avvicinò la lampada al suo viso
e restò folgorata dalla bellezza eterea di quel bellissimo uomo dalle
gote rosee e dai riccioli biondi che aveva un paio di meravigliose ali
dolcemente ripiegate sulle sue spalle. Incantata e ancor più innamorata
Psiche mentre stava per baciarlo fece accidentalmente cadere una goccia
d’olio della lampada su Amore, costui dopo aver capito quello che era
successo, si allontanò da lei e scomparve lasciando Psiche nello
sconforto più totale.
Appena Venere seppe dell’accaduto s’infuriò e scatenò la sua ira sulla povera Psiche, per punirla la sottopose a diverse e difficili prove che lei superò brillantemente. Sempre più infuriata Venere pose Psiche di fronte alla prova più difficile: la ragazza avrebbe dovuto discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina un pò della sua bellezza. Psiche scese negli inferi come ordinato da Venere e ricevette un’ampolla dalla dea Proserpina.
Durante
la via del ritorno nel mondo reale, Pscihe fu incuriosita dal contenuto
dell’ampolla donatale da Proserpina e con sua grande sorpresa scoprì
che la bottiglietta non conteneva bellezza bensì il sonno più profondo.
La nuvola che uscì dall’ampolla fece cadere addormentare profondamente
Psiche che venne risvegliata dal suo adorato Amore .
Infine Giove, il
padre degli dei, mosso da compassione per le vicissitudini della
ragazza fece in modo che i due amanti potessero stare insieme.
Psiche ad Amore si sposarono e dalla loro unione nacque un figlio di nome Piacere.
La
leggenda di Amore e Psiche ha un significato allegorico: Amore (che
sarebbe Cupido, o secondo la mitologia greca Eros) è identificato come
il signore dell’amore e del desiderio, e Psiche sarebbe raffigura
l’anima: Amore unendosi misticamente a Psiche le dona l’immortalità.
Dall’unione dell’anima e dell’amore nasce il piacere.
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