Qui di seguito troverete una piccola
descrizione sulle tradizioni carnevalesche che ancora esistono nelle
regioni d'Italia.
Occorre precisare innanzi tutto che nel Carnevale sono confluite tali
e tante feste ed usanze, antichi retaggi del mondo pagano che hanno il
sapore dei riti d'inizio di un ciclo annuale, che risulta estremamente
difficile dare un'interpretazione completa ed esauriente di quello che
il Carnevale e queste feste significano.
Nel Carnevale, ad esempio, si è trasferita l'antica festa dei
Saturnali, che in Roma aveva luogo durante il solstizio d'inverno
tanto che, nel personaggio di Carnevale possiamo riconoscere un
continuatore del Re dei Saturnali. E come questo veniva alla fine
immolato, così il personaggio di Carnevale, dopo aver preso parte a
tutte le manifestazioni di allegria e baldoria, viene processato,
condannato e bruciato come avviene in molte zone d'Italia e come
avveniva presso i romani il sacrificio del dio Saturno.
Naturalmente ad una morte fa generalmente contorno un testamento e
così avviene, per esempio, ad Agnone, in Molise, dove un pupazzo
rubicondo, coronato da re, viene trasportato, sopra un carro, per le
vie del paese tra canti, suoni e schiamazzi. Fermatosi al largo della
fontana viene processato e condannato a morte. Prima dell'esecuzione
però, nel far testamento rivela tutte le malefatte della comunità:
tradimenti, disonestà ecc. A Pettorano sul Gizio addirittura il
testamento viene prima esaminato, censurato e visitato dalle autorità.
A Staffolo, nelle Marche, il testamento sopravvive ma attraverso
espressioni più piacevoli; così pure avviene a Forano nella Chiana ed
in altre regioni del Sud. Questo "testamento gentile" è una
discendenza diretta di composizioni popolareggianti assai diffuse fin
dalla metà del XVI secolo; ha trovato sviluppi teatrali anche in
Calabria ed in Toscana attraverso le farse di Carnevale e le befanate.
Se ne trovano tuttora sopravvivenze nel Nord, in Val Canonica e nelle
bosinate in dialetto lombardo; ma quel che più caratterizza il
Carnevale è indubbiamente l'allegria, il rito propiziatorio del
benessere della comunità: canti, balli, scherzi, certe forme di
licenziosità che hanno un originario e giustificativo carattere
ritualistico.
Anche se la vita moderna ha attenuato di molto i motivi di interesse
per il Carnevale, rimangono dei luoghi dove questi periodi di baldoria
non sono scomparsi del tutto. E' il caso di Ivrea dove domina la
bella Mugnaia che, secondo una leggenda medievale avrebbe ucciso
il Marchese tiranno, un fantoccio che finisce bruciato. Segue
al rogo imponente corteo guidato dal generale a cavallo seguito da
cinque abbà con un'arancia infissa sulla spada. Tipica, in
chiusura, è lotta a colpi d'arance tra squadre. Da sottolineare che in
queste gare, diffuse anche altre città, fa sempre la sua comparsa
l'arancia, a cui la leggenda popolare attribuisce poteri propiziatori.
Un altro Carnevale è quello di Viareggio, che si distingue dagli altri
per la varietà e la grandiosità dei carri e dei fantocci simbolici.
Abbiamo già citato, in apertura, i casi della morte o uccisione del
Carnevale; essa in genere è preceduta dal trasporto del condannato per
le vie della città, sorta di parodia, comica e macabra insieme, del
corteo funebre.
Tra i vari pianti che accompagnano questi cortei, il più diffuso
(dalla Romagna fino all'Italia meridionale) si racchiude in una
quartina ripresa poi più avanti in una canzone che riscosse un grosso
successo popolare:
"Carnevale perché sei morto?
Pan e vino non ti mancava,
l'insalata era nell'orto,
Carnevale perché sei morto?".
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