«L’Azienda ospedaliera Spedali civili di Brescia somministrerà a
Lorenzo D’Andria il trattamento basato sull’infusione di cellule
staminali di tipo mesenchimale di cui al protocollo Stamina». Sono queste le parole pronunciate dal giudice Riccardo Cervelli della sezione lavoro di Santa Maria Capua Vetere per permettere a Lorenzo di vivere.
Il piccolo Lorenzo ha due anni e mezzo ed è affetto da
leucodistrofia di Canavan, una malattia neurodegenerativa che colpisce
progressivamente il sistema nervoso e muscolare e al momento
non ci sono cure. L'uniuca cura che può dare conforto al piccolo è
quella con le cellule staminali, per la quale i genitori, Gabriella
Ferraiolo e Francesco D’Andria, si battono da due anni. Ma a Lorenzo,
come ad altri bambini, l’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco e
il ministero della Salute, hanno vietato agli ospedali Civili di Brescia
di praticare il metodo Stamina, ossia l’infusione di cellule staminali.
I genitori non hanno voluto arrendersi ed è così arrivata la sentenza del giudice che dà nuove speranze a questa famiglia.
LE CONDIZIONI DI LORENZO Oggi il piccolo non esce mai di casa e
non esce nemmeno la signora Gabriella, sicuramente non per tutto
l’inverno, lo fa con accortezze enormi qualche volta in estate. Il
rischio di contrarre anche solo un raffreddore Lorenzo non se lo può
permettere. Appena entrati in casa i genitori del bambino porgono una
mascherina agli ospiti, un gesto ormai normale per loro, che colpisce
gli estranei e li fa immediatamente calare in un clima di straordinaria
attenzione per le condizioni del bambino.
Il bambino ha problemi alla vista non parla, non può tenersi con il
collo dritto, trascorre gran parte del suo tempo tra le braccia della
mamma. Si nutre solo di liquidi perchè non può degludire. Viene seguito
da 5 infermiere e da diversi altri specialisti.
La malattia di Lorenzo è molto grave e le staminali sono l'unico barlume
di spreanza per questa famiglia: «Io so che mio figlio non può guarire
ma se con le staminali potrà vedere anche solo un pochino in più, se può
essere anche solo rallentata la degenerazione delle sue cellule io sarò
felice», dice la mamma al Mattino.it, «Perchè non dovrei lottare con
tutta me stessa per ottenere questa terapia se non ho alcuna
alternativa?».
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