lunedì 29 aprile 2013

EPIDEMIA DI MORBILLO IN GRAN BRETAGNA, I MEDICI: "ALLERTA ALTISSIMA, VACCINARSI"

Quella che viene oramai definita un'epidemia di morbillo in Gran Bretagna è «preoccupante» e soprattutto «pericolosa per tutti coloro che non sono vaccinati», avverte Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità del Policlinico Gemelli di Roma.
«Il morbillo - spiega Ricciardi - non è di solito letale ma si diffonde per le vie respiratorie. Basta quindi la vicinanza ad una persona malata o appena guarita per ammalarsi. È pericoloso perchè nel caso della Gran Bretagna colpisce soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti che non furono vaccinati quando avevano 15 mesi a causa dell'errata convinzione che il vaccino provocasse l'autismo. E, mentre di solito è 'benignò e non richiede quasi mai ospedalizzazione nei soggetti giovanissimi, quando invece colpisce adolescenti e giovani adulti l'ospedalizzazione può salire al 30-40% perchè tende a cumularsi ad altre infezioni. In quel caso si hanno anche sepsi, polmoniti e meningiti e ci possono essere casi mortali com'è successo per un giovane inglese nei giorni scorsi».
Sono quindi i giovani a dover esercitare la maggiore cautela, se non sono vaccinati, evitando contatti con persone malate e luoghi affollati dove l'epidemia è stata segnalata. «Il consiglio migliore è ovviamente quello di vaccinarsi - aggiunge -. L'ideale rimane la vaccinazione da bebè, a 15 mesi, ma si può fare in qualsiasi età». «L'attuale epidemia in Gran Bretagna - spiega Ricciardi - è dovuta appunto al fatto che gli adolescenti e giovani adulti di oggi non sono stati vaccinati quando avevano 15 mesi proprio per colpa di Andrew Wakefield che aveva sconsigliato la vaccinazione asserendo falsamente che provocava l'autismo. Ha fatto un grosso danno e oggi se ne vedono le conseguenze».
Per quanto riguarda l'Italia, dove il vaccino per il morbillo è solo fortemente raccomandato e non obbligatorio e di solito fa parte della trivalente insieme con quelli contro rosolia e parotite, il rischio c'è perchè «siamo ampiamente sotto la soglia di vaccinazione del 95% fissata per l'eradicazione della malattia nel programma rilanciato di recente dal Ministero della Salute. In alcune regioni siamo anche di poco sopra il 60%. La situazione ottimale è quella che c'è negli Usa dove in alcuni stati il livello di copertura è anche del 100%».

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